“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

venerdì 19 giugno 2015

Tale of tales


Di Matteo Garrone
Una regina sterile, Un re passionale ed un Padre infantile. E ancora morte, nascita, mistero ed inganno. Ma anche trasformazione, riscatto e giustizia.
Tre racconti che s’incastonano nella tradizione letteraria italiana del diciassettesimo secolo e che, attraverso draghi, principesse ed incantesimi, raccontano l’umanità sullo sfondo dell’ineluttabilità dei fatti.
Tratto da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, narratore raffinato ma rivolto al volgo, associato al Boccaccio per la coralità e circolarità dei suoi racconti, “Il racconto dei racconti” è il primo film internazionale di Garrone. Dopo aver raccontato le miserie umane (Primo amore, L’imbalsamatore) e poi l’Italia (Gomorra, Reality), realizza una pellicola dal sapore internazionale girando in inglese e chiamando grandi nomi fra cui Salma Hayek, Vincent Cassel e John C. Reilly. Il film funziona molto bene grazie a tre racconti in equilibrio tra il fantastico e il cruento che non risparmiano sangue e massacri, narrando di un tempo che fu, in cui la vita era davvero così. Una regina in cerca di un figlio si affida ad un mago sacrificando il suo re. Un re sciocco dà la figlia in sposa ad un orco per gioco. Due sorelle batteranno la vecchiaia sacrificando la vita. Tutto ha un senso e tutto torna nella narrazione dell’assurdo. Un grande esordio per una pellicola che è una inconfutabile dichiarazione d’amore all’Italia e alla sua storia; le scenografie sono realizzate con interni fastosi ed esterni magici di castelli e regge italiani: Castel Del Monte, Roccascalegna e il Castello reale di Napoli.  Affidando camei ad attori italiani (Alba Rohrwacher e Massimo Ceccherini) non si taglia il filo sottile d’affezione per le proprie origini ma la potenza interpretativa delle grandi star che riescono a diventare piccole in onore della narrazione è tanta. Godibilissimo il personaggio i Vincent Cassel.
L’impatto visivo e le scelte cromatiche delle messe in scena, dalla regina nera su sfondo immacolato che pasteggia con un cuore insanguinato, alla giovane diafana dai capelli rossi nella foresta, sono un richiamo alla pop-art la prima e un omaggio a Klimt la seconda.
Chi ha criticato Garrone per aver “raccontato solo una storia” non ha compreso la sua opera: un grande film in cui la regia diventa esercizio di stile. Lo sa fare e lo fa bene.

Da vedere.