di Pierfrancesco Diliberto Pif
Italia, 2013
colore 90'
Pif: ex VeeJay ed ex Iena, titolare di un programma che
dirige e realizza, “Il testimone”, in onda su Mtv; camera a mano, descrive e
racconta le diverse categorie umane con sottile ironia. Ironia e acume che ha
messo in “La mafia uccide solo d’estate”, definito il più bel film di mafia mai girato.
Non ci si aspettava tanto ma ha dato moltissimo per
descrivere la sua terra, martoriata da un nemico nemmeno tanto occulto, che
esplose proprio negli anni in cui lui, bambino, iniziava a guardare con occhio
critico il mondo.
Il film narra la storia di Arturo (forse autobiografica?),
innamorato di Flora e con la passione per il giornalismo che vince un concorso
di scrittura e diventa giornalista per un
mese. Arturo, ammiratore di Andreotti ed inconsapevole testimone di
tutti i grandi eroi di Stato. Il generale Dalla Chiesa, Giorgio Boris Giuliano
capo della Polizia, i giudici Borsellino e Falcone e molti altri, martiri della
giustizia che incontra nella sua Palermo; persone qualunque che gli parlano
come visioni illuminate di un’Italia martoriata ma con la giusta accortezza
necessaria a spiegare l’orrore ai bambini.
Quell’orrore Arturo lo sperimenta per le strade, nella
gente, negato dalla famiglia che minimizza omertosa o inconsapevole forse, di
sicuro spaventata da una guerra che vive.
Nel film c’è spazio anche per i mostri di mafia,
sapientemente descritti senza mai essere realmente accusati; macchiette che
uccidono davvero.
La consapevolezza di Arturo si incarna nell’amico
giornalista, quello vero che cerca di aprirgli gli occhi senza violenza ma con
la dolcezza di chi constata il candore dei bambini. Candore che Arturo conserva
da grande, quando ritrova Flora ed insieme cercano una nuova coscienza. Un
futuro sincero per i loro figli.
Cristiana Capotondi
accompagna Pif in questa storia lieve e violenta, autentica e profonda che
commuove. Un film in punta di piedi, asciutto, forte dell’unica arma che
abbiamo: la verità.
Imperdibile.