“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

venerdì 25 settembre 2015

Non essere cattivo


Di Claudio Caligari
ITA 2015
Ostia 1995, Vittorio e Cesare sono amici dall’infanzia e da sempre condividono una vita di sballo, piccoli crimini e acidi.
Vivono la notte ad alta velocità, con compagni d’avventura della stessa risma, facendo comunque capo a loro stessi: Vittorio per Cesare e Cesare per Vittorio. Vite drammatiche alle spalle, nessun appello per una vita migliore, solo la strada e la notte.
Ma un giorno, quando Vittorio supera ogni limite e sembra perduto, capisce che è arrivato il momento di smettere. La via della riabilitazione non sarà semplice né certa; non è facile chiudere la porta al passato e non si possono dimenticare gli amici.
Film di Claudio Caligari, recentemente scomparso, “Non essere cattivo”  è considerabile un omaggio a Pasolini e ai suoi “Ragazzi di vita”, perché racconta dell’ultima generazione di veri disperati, prima dei flussi migratori, prima della crisi, prima che l’Italia stessa cambiasse. Caligari parla di fatti noti, la sua vicenda non è originale ma ci torna a far pensare ad una generazione cresciuta sul niente, dal niente. Senza ideali e senza speranza, in cerca del “lavoretto” facile, capace di ridere al bar di una rapina malriuscita con la stessa leggerezza di chi suona a citofoni sconosciuti e scappa via. Il film descrive un’umanità cattiva per forza che nel suo microcosmo ci sta bene perché non conosce alternativa e che, nonostante i crimini, mantiene la spensierata esigenza di una partita a pallone con gli amici sulla spiaggia. Solo il confronto con i buoni, quelli che si spezzano la schiena e sopravvivono onestamente,  riesce a compiere il miracolo ed arrivare al cuore di qualcuno di loro. Troppo spinto il contesto descritto? Troppo esagerate le vite dei protagonisti? Forse è solo la verità ed a volte, può superare la finzione ma il regista non ci abbandona senza un briciolo di speranza o almeno è ciò che sembra. Un film violento non solo nei fatti narrati ma nel forte senso di disperazione e di ineluttabilità che trasuda, sul quale però veglia forte il sentimento genuino di amicizia che sopravvive a qualunque dramma.
Potenti i personaggi, Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), differenti facce di una stessa medaglia, così diversi eppure così uguali.
In ogni essere umano alberga il bisogno di affetto, anche nel più efferato ed è questo il messaggio che trapela, lasciando una possibilità ad ognuno di noi.

Da vedere perché racconta un pezzo di storia del nostro paese, ben fatto e ben narrato. Sarebbe bello però che certe opere avessero il loro riconoscimento anche prima di diventare postume. 

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