USA 2013
Irving Rosenfeld, imbroglione di
professione, è cooptato da un agente dell’FBI per collaborare ed aiutarlo a
smascherare un giro di corruzione a sfondo mafioso. Sydney Prosser è la sua
partner criminosa che sconvolgerà gli
equilibri.
La rievocazione seventies è perfetta e richiama
atmosfere di nostalgica frenesia. Il racconto dell’inganno si snoda lento e
sincopato, a volte ridondante, con qualche buco di sceneggiatura e lungaggine
di troppo; ma l’accuratezza dei costumi e dell’ambientazione ci rimanda a tempi
andati in cui, forse, le vicende si svolgevano davvero così. Di certo, così
venivano girati i film; video patinati, capigliature fonate e tanto, tanto glamour! Una messa in scena fantastica.
Altrettanto magnifico è Christian
Bale, col suo più che astuto lestofante dal “riportino” come “Tallone
d’Achille”. Nevrotico, paranoico, calcolatore, indecoroso ai limiti della
decenza, sbattuto sullo schermo così com’è, senza paura di mostrarsi, abbietto
e patetico. La prima sequenza, nella quale ci viene presentato, non può che rimandarci ad un arguto parallelo: l’omuncolo
che si dedica all’accurata architettura della pettinatura, nel disperato
tentativo di nascondere la calvizie incipiente che lo affligge, per poter
vestire con maggior credibilità i panni del boss
ha lo stesso sguardo compiaciuto di Patrick, folle omicida in “American
Pshyco”. La preparazione mattutina, la voce fuori campo che descrive i singoli
passaggi sono identiche ma siamo agli antipodi; goffo e sgraziato l’uno, bello
come il sole l’altro. Patrick si prepara con maniacale dedizione in un
appartamento fantastico che guarda Manhattan mentre Irving lo fa in un albergo
senza nome. Se il primo si galvanizza alla luce della sua mente malata, curando
il corpo come un tempio per prepararlo al contatto col mondo, il secondo lo fa
difendendosi dallo scherno, confrontandosi in solitudine col suo fisico sfatto.
Bale interpreta entrambi con uguale accuratezza e precisione mettendo in Irving
tutta l’umanità che non può concedere a Patrick, intriso di follia. Una prova
d’attore fantastica che parte dal fisico per modellare l’anima, dedicata però
ad un film che lo tira a fondo, impedendogli di mietere premi.
Sullo sfondo, una storia d’amore
che sdogana tutti i personaggi in un finale di assoluzione corale in cui la
grande menzogna finisce per rivelarsi plateale cinismo ed ognuno vomita la sua
verità senza appello.
Omnia vincit amor… davvero?
Nessun commento:
Posta un commento