di Alejandro Gonzalez Inarritu
USA 2014
Riggan Thomson ha alle spalle un
successo planetario come star cinematografica della serie fantastica “Birdman”,
un supereroe con costume da uccello che ha stregato il pubblico. Ma questo
accadeva negli anni novanta. Dopo l’estasi mediatica, spenti i riflettori,
esaurita l’aura iconica, deve fare i conti con alcol e droghe, l’assenza dagli
schermi e la consapevolezza che “la sua salute è durata più dei suoi soldi”
così, s’imbarca in un’impresa titanica: riscattare la sua carriera portando a
Broadway uno spettacolo drammatico, un riadattamento ambizioso di un classico,
con attori talentuosi che rischiano solo di fargli ombra. Riggan sfugge alla
voce della sua coscienza e vuole dimostrare che ha talento, non solo un costume
con le piume.
Ma la strada del successo, quello
vero, quello della critica, è lunga e tormentata.
Dal genio di Inarritu, il film
premiato con 4 Oscar che parla di spettacolo, di successo ma anche di demoni e
di declino. Girato con un mirabolante, unico ed ininterrotto piano-sequenza che
porta dentro e fuori il teatro, per le strade di Broadway, sul palcoscenico e
nei camerini, è questo un film “nel” teatro “sul” teatro ma anche sulle
debolezze umane; la vita dopo il successo, cosa accade a chi l’ha vissuto.
Riggan vive all’ombra di una celebrità patinata che non ne ha mai rivelato le
doti artistiche e lo spettro di essere stato costruito solo come personaggio ma
non aver mai imparato davvero l’arte della recitazione aleggia per tutta la
durata del film. Il suo dialogo interiore accompagna tutta la vicenda e il
dubbio che parli con un’entità sovrannaturale che fa parte di sé, trasforma la
sua vita in un mistero che svela potenti poteri paranormali che non trovano mai
una vera manifestazione pubblica. Il suo potere così come il suo talento
restano nascosti nel suo sé e sarà la
via della follia ad aiutarlo a sprigionarli. “Birdman” descrive il mondo del teatro
per come il pubblico lo immagina, coi suoi veleni, gioie e dolori, la scalata
al successo, gli intrighi e le paure
inserendo però l’elemento soprannaturale che lo mostra sotto una luce
inquietante, indefinita, tra realtà ed assurdo.
Forse troppo lungo,
claustrofobico e a volte lento ma accattivante al punto da far sentire “a casa”
grazie anche alla scelta degli attori adeguati ai ruoli: Michael Keaton
(Riggan) e Naomi Watts(Lesley) con le loro rughe cinquantenni ed Emma Stone
(Sam) col suo incarnato d’alabastro, sotto ogni riflettore. Attori che
interpretano attori con storie analoghe tra finzione e realtà, raccontati
attraverso una fotografia impietosa che non edulcora i volti scavati né le
calvizie incipienti. “Birdman” DEVE mostrare i fatti per come sono e far
emergere i fantasmi più reconditi. Lo fa senza troppi patemi, riservandosi un
finale surreale.
Campeggia la personalità di Ed
Norton, perfetto in ogni circostanza in grado di passare dal ghigno alla
dolcezza in pochi secondi grazie al giusto distacco e ad un fascino british
anche se british non è.
Resta qualche perplessità
sull’adeguatezza di tanti premi in un film che piace ma non sconvolge, pur
rimanendo un’eccellente prova registica.
Bellissima la figura della
spietata critica cinematografica che procede come uno schiacciasassi nel
processo di purificazione del mondo dello spettacolo dai falsi talenti e che si
placherà solo con un tributo di sangue!
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