di Baz Luhrman
Long Island anni venti. Nick Carraway è un giovane di belle
speranze affascinato ed incuriosito dalla lussuosa vita del suo misterioso
vicino di casa Jay Gatsby. Verrà presto introdotto nel bel mondo e si troverà
suo malgrado testimone di foschi retroscena che gli mostreranno le
insospettabili ambigue personalità delle persone a lui più care.
Tratto da una novella di F.Scott Fitzgerald, “Il Grande
Gatsby” è alla sua terza edizione; scritto, diretto e prodotto da Baz Luhrmann
che accetta la sfida di trasporre un classico della letteratura americana.
La sua versione teatrale e pirotecnica si avvale della
caleidoscopica interpretazione di Leonardo Di Caprio che esordì con lui in
“Romeo+Giulietta” e che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di essere passato
da idolo delle adolescenti ad attore
di grande talento ormai indiscusso. La sua capacità di passare da un ruolo
comico ad uno drammatico viene sfruttata al meglio in questo film costellato da
scene di grande impegno espressivo.
Luhrmann condisce la storia con le scene corali da videoclip
che lo contraddistinguono e che se avevano innovato nel film d’esordio e
stregato in “Moulin Rouge” qui risultano abusate; apprezzabili solo da chi le
vede per la prima volta. Il grande uso di computer grafica consente una maggior
esplosione visiva delle scenografie e dei costumi studiati con grande
minuziosità. Sicuramente lontano dalle immagini patinate di Francis Ford Coppola
che portò sullo schermo la coppia Robert Redford- Mia Farrow “Il Grande Gatsby”
ha il fascino di un carrozzone variopinto che travolge lo spettatore coi suoi
ritmi fracassoni ma ben calibrati trascinandolo ad un cinico epilogo dal quale
è impossibile distogliere lo sguardo.
Nonostante la raffinatezza estetica, la maestria registica e
le ottime prove d’attore non solo di Di Caprio ma anche di Tobey Maguire e
Carey Mulligan, questa nuova trasposizione si limita ad un buon film
d’intrattenimento molto lungo e poco utile.
Gradevole.
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