“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

martedì 4 dicembre 2012

L'aria salata

di Alessandro Angelini
Italia 2006

Fabio assistente carcerario riconosce in un nuovo detenuto il padre che ha abbandonato lui e la sua famiglia molti anni prima.
Inizia una guerra al massacro fra i due che li porterà ad una resa dei conti e ad un'epilogo inatteso.

Un film particolare che affronta più temi in uno; il dramma dei carcerati, il rapporto genitori-figli, le famiglie sbagliate, l'emarginazione... sotto tanti punti di vista.
Troppa carne al fuoco forse.
I premi vinti (David di Donatello, Roma Film Fest e Flaiano Film Festival) preludono ad un coinvolgimento emotivo che manca. Il film è troppo convulso, a tratti noioso, seppure bravi gli interpreti. Non c'è claustrofobia, non c'è pianto, non c'è sufficiente disperazione per convincere a fondo della realisticità dei fatti.
... che a volte sanno essere molto più drammatici della finzione.
Il film passa e va, lasciando un senso d'artificiosa confezione che non accosta mai veramente al dramma dei personaggi.
I confronti verbali come pietre scagliate rimangono sospesi a mezz'aria; nulla colpisce davvero come i pugni allo stomaco che dovrebbe dare.
C'è un senso di rimpianto, alla fine della proiezione per una pellicola che avrebbe potuto fare molto ed invece resta tiepida. La ripetitività delle scene porta ad una disaffezione e conseguente afflosciamento nel finale; un vero peccato per un film che parte con la giusta tensione.
Buona l'interpretazione nervosa di Giorgio Pasotti che piace molto, ma il suo spazio evapora come una corsa troppo rapida.

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