“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

martedì 20 novembre 2012

E' stato il figlio

E' stato il figlio
di
Daniele Ciprì
Italia 2012
colore - 90
Ricorderò questo film come l'unico che mi ha lasciata a singhiozzare anche una volta accese le luci della sala.


"E' stato il figlio" è un film violentissimo non tanto nei contenuti nient'affatto originali, ma nella messa in scena e nella sceneggiatura, costruite sapientemente per non lasciar intenderne la conclusione, pur mantenendo avvinto lo spettatore sin dai primi fotogrammi. La prima scena lascia il dubbio che il film sia realmente iniziato ma, magicamente, come la narrazione di un nonno ad un nipote, la storia avvolge e trascina indietro nel tempo a seguire le vicende di una famiglia nella Palermo degli anni settanta.
Il resto va da sè, ma i personaggi, come in un affresco dei Malavoglia, sono incisi nella memoria con le loro barbe lunghe, i capelli scarmigliati, gli abiti sporchi.
Il cast noto di caratteristi è capeggiato da un Toni Servillo irriconoscibile, stravolto nei tratti e nelle movenze ma così vero e convincente che cattura ed ipnotizza dalla prima inquadratura. Ora sornione, ora ridicolo, a tratti violento, la sua maschera patetica è una sintesi perfetta dell'italiano meno abbiente con il suo bagaglio di miserie e delusioni.
Il ruolo di Nonna Rosa è affidato ad Aurora Quattrocchi che costantemente sullo sfondo per tutto il film, esplode nell'ultima scena chiave, in una progressione violentissima che la trasforma in un'erinni diabolica, per poi tornare remissiva e taciturna. Domina il primo piano lunghissimo, inchiodando la platea con questa personificazione della mafia che parla per sua bocca e che schiaccia la volontà di tutti gli astanti senza possibilità di replica.

I toni comici s'insinuano nella trama tragica attraverso mille piccole sfumature pronte ad esser lavate via dall'epilogo aberrante. Il coro, nei panni di uno spettatore in abito scuro, sottolinea i punti salienti.
Sopra tutti i personaggi, incombe il senso di tragicità come in un teatro di pupi che abitano nelle mura di un castello, inespugnabile come il caseggiato dei protagonisti. Ed ancor più incombente è il senso di devastazione e di assoggettamento all'idea di mafia per cui tutto ciò che avviene viene reso e fatto in famiglia. Tutto ciò che accade ha senso solo se riconducibile ai soldi. Anche gli affetti sono un mezzo per sbarcare il lunario e dalla disperazione più cupa può nascere la speranza di una vita migliore, anche se solo agli occhi di chi guarda.
Il sentimento di perdita, di abbandono, di solitudine di desolazione permeano la scrittura al punto da risvegliare nello spettatore le paure più recondite e fargli sposare completamente le emozioni dei protagonisti ma non tanto da un punto di vista sentimentale, bensì da quello concreto di chi non ha alternative di come affrontare il mondo.
La fotografia di Ciprì è una tavolozza dalla quale attingere tutti i colori per descrivere gli stati d'animo che si susseguono sullo schermo e che impreziosisce ogni sequenza al punto da consegnare questa piccola gemma nell'empireo dei film politicamente scorretti e stilisticamente ricchi così diffusi in Italia, così poco capiti all'estero.
Questo sì che è cinema.

1 commento:

  1. confermo, film splendido...aspetto la recensione ri Reality!

    RispondiElimina