“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

lunedì 19 novembre 2012

Profumo. Storia di un assassino

Profumo. Storia di un assassino
 di Tom Tykwer
Germania/Francia/Spagna, 2006
Colore, 147’
 
Francia, XVIII secolo.
Jean-Baptiste Grenouille nasce nel mercato del pesce di Parigi.
La madre, credendolo morto, lo abbandona ma, scoperta, verrà impiccata per infanticidio.
Inizia l'epopea del ragazzo che, uscito dall'orfanotrofio, viene venduto prima ad un conciatore di pelli eppoi ad un profumiere. E' da quest'ultimo che apprende i segreti dell'arte del profumo che gli consentono di perfezionare il suo eccezionale talento: conosce e riconosce ogni profumo ed il suo olfatto eccezionale lo pone uno scalino sopra la razza umana.
Poco meno che adolescente, s'imbatte in una fanciulla, la cui morte accidentale lo spingerà verso la ricerca ossessiva della conservazione dell'odore umano.
Trasferitosi nella provenzale Grasse, città dei profumi, affinerà le sue tecniche fino a trasformarle in   esperimenti mortali.
Ispirandosi alla leggenda del faraone egizio, per la quale il profumo perfetto è composto da dodici essenze più una tredicesima, la più potente che lo trasformerà in un'invincibile filtro d'amore, Grenouille commetterà altrettanti omicidi di giovani donne, ognuna dotata di una bellezza particolare. Solo così potrà compiere la sua opera e creare la pozione perfetta.

Tratto dal romanzo “Il profumo” di Patrick Suskin, quindici milioni di copie vendute e tradotto in quarantacinque lingue, compreso il latino, “Profumo. Storia di un assassino”è stato premiato con lo European Film Awards nel 2007 come miglior fotografia ad opera di Frank Griebe.
Non troppo osannato dalla critica perché considerato inferiore al testo originale nella trasposizione delle sensazioni olfattive e nella descrizione della personalità di Grenouille, è da rivalutare, poiché si tratta della sottile descrizione di una psicologia unica, al limite dell'onirico, che dall'oggettiva narrazione dei fatti si sposta, gradualmente con l'evolversi della vicenda, su un piano trascendentale fino a confondere la realtà con il sogno.
La cruda veridicità delle prime sequenze, a partire dalla cornice maleodorante del mercato del pesce di Parigi, fino ad arrivare alla realistica sequenza del parto sotto il bancone della pescheria, schiaffeggiano lo spettatore e lo costringono a sgranare gli occhi su una storia che si sposterà presto dal piano narrativo a quello olfattivo. E' proprio la forte miscela di odori che richiama in vita il neonato il quale primo vagito coinciderà con un drammatico j'acquse nei confronti della madre.
Jean-Baptiste esiste per via del suo olfatto; è il suo potere eccezionale che, prima ancora di aprire gli occhi, gli consente di difendersi dal mondo esterno. Quello stesso potere che lo separa e lo distingue dal resto della razza umana, rendendolo una specie di animale, capace di identificare qualunque odore, anche quello di una rana sott'acqua. Ciò che sente non viene descritto, ma filmato, con una traduzione simultanea dall'odorato alla vista, consentendo allo spettatore di percepire rapidamente quanto lui, l'universo di odori e profumi che lo circonda. Ogni percezione olfattiva scatena in lui un'emozione che custodisce fino al giorno in cui imparerà ad usare il suo talento.
Assuefatto alla conoscenza attraverso le narici e non il tatto o la parola, il giovane attraversa come un alieno il mondo circostante, in apparente ipnosi, fin quando non verrà sconvolto dall'odore di una fanciulla. Una bellissima fanciulla della quale s'innamora istantaneamente; il suo è profumo di beltà, giovinezza, candore, speranza, vita. Sembra non vederla neanche, ma solo tentare di nutrirsi di ogni più piccola sfumatura della sensazione che emana. Rapito fatalmente dalla sua presenza, incapace di comportarsi diversamente che con l'istinto animale che le sue percezioni olfattive lo spingono ad usare, tenta di impadronirsi della sua magia, annusandola con estatica devozione. Sconvolta da un simile comportamento e spaventata a morte, la ragazza tenterà di sfuggirgli, finendo accidentalmente uccisa. La sua morte non sembra colpire Grenouille, compreso nel tentativo di memorizzarne ogni singola percezione olfattiva che sparisce però rapidamente, con lo svanire della vita. E' a questo punto che sembra ridestarsi dal suo trance cercando un modo per ricostruire quell'alchimia.
In questo preciso momento, nasce il mostro; la sua ricerca lo spingerà ad infrangere qualunque tabù di moralità nel perseguimento del suo obbiettivo.
Jean-Baptiste è amorale; non sa di appartenere alla razza umana e questo fa di lui un personaggio che affascina il pubblico che cercherà di capirne i motivi senza nutrirne alcun desiderio d'identificazione.
Il suo essere diverso viene definitivamente dichiarato dal momento in cui scopre di non avere odore; per uno scherzo del destino lui, in grado di riconoscere qualunque sensazione olfattiva, non è in grado di suscitarne alcuna. Non avere odore significa anche non lasciare traccia, non essere visibile, identificato, riconosciuto. Questa mancanza fa di lui un'ombra. La sua frustrazione cresce al punto da votare la sua vita alla ricerca di identificazione per il tramite della pozione che cercherà di realizzare; un potente filtro capace di donare amore e adulazione a chi lo possiederà e altrettanto amore, di rimando a chi rientrerà nella sua scia. La collezione di delitti che si lascerà alle spalle, non avrà nulla di passionale. I cadaveri delle donne vengono ritrovati integri, bellissimi come in vita, apparentemente dormienti. Il suo rispetto per il corpo umano, in quanto detentore di preziose essenze trascende quello per la vita. Non c'è odio, né accanimento, né tanto meno morbosità nel contatto con le vittime. Grenouille agisce come un chirurgo, con la freddezza di chi persegue un importante obbiettivo scientifico. E' completamente astratto dalla realtà, pur vivendovi immerso; ciò che fa è un esperimento, il fatto che comporti dei sacrifici umani non è contemplato.
Sembra agire in preda a forze soprannaturali e, a metà racconto, la narrazione inizia a trascendere la realtà. I gesti concreti suscitano reazioni impreviste e il forte coinvolgimento sensoriale sembra spostare la vicenda su un piano metafisico.
La scena dell'esecuzione vira rapidamente dal dramma alla sorpresa, all'estasi. La folla inferocita, accorsa per assistere allo scempio delle sue membra, appena annusata l'essenza miracolosa, cambia completamente atteggiamento nei suoi confronti; prima prova simpatia, poi lo vuole libero, poi lo ama, poi, tanto amore nell'aria, diventa una droga collettiva che spinge ad un'orgia di sensi e di corpi dalla quale si risveglierà come da un sogno.
Tanta potenza appaga Jean-Baptiste che, anziché servirsi della pozione per mettere il mondo ai suoi piedi, la esaurisce in un estremo atto di amore, tornando in utero, in quel mercato del pesce nel quale è venuto al mondo, ucciso da una folla di sbandati, incapaci di tradurre l'amore profondo in qualcosa di differente dalla cannibalizzazione. Potenza del filtro o legge del contrappasso non sarà dato scoprirlo.
L'assassino assassinato, muore senza lasciare traccia di sé così com'è vissuto, insinuando il dubbio che sia davvero mai esistito questo essere soprannaturale e che la sua vicenda si sia concretamente consumata. Con lui scompare il filtro e la sua esistenza lascia solo una scia di morte dalla mano ignota. Giovani donne uccise per mano di un solo assassino, con un movente o pura follia? Persone che in qualche modo lo hanno posseduto, dalla madre alla direttrice dell'orfanotrofio, fino a tutti i datori di lavoro, tragicamente morti dopo essersi separati da lui.
La sua vita come il passaggio di un “angelo della morte” capace di seminare distruzione e amore,  incapace di donarne o provarne a sua volta.
Perfetto nel ruolo Ben Whishaw, attore di teatro semisconosciuto al cinema, con un volto impenetrabile e distante, ma capace d'incarnare la maschera del mostro patetico. Ingiustamente considerato inespressivo è stato invece capace di rendere l'invisibilità di Grenouille una distintiva determinante caratteristica.
Emblematica la prima inquadratura di Jean-Baptiste che ci viene presentato con la sola inquadratura del suo naso che emerge dal buio, elemento determinante che buca lo schermo e intorno al quale ruota tutta la vicenda. Non c'è bisogno di mostrarne il volto; lui, fantasma di carne ed ossa esiste per merito del suo talento senza il quale sarebbe totalmente invisibile.
Qualche piccolo anacronismo nella ricostruzione storica ma un buon ritmo per Tom Tykwer, già regista del successo “Lola corre” che riesce a tratteggiare realistici acquerelli di una Parigi decadente e al tempo stesso sfavillante, passando dal sobborgo maleodorante al giardino più profumato. I suoi personaggi sporchi e logori si mescolano ad altri in parrucche incipriate e crinoline, in una danza di odori visivi che esplode sullo schermo al ritmo intermittente di un minuetto e di un video clip.
La coreografia della rappresentazione orgiastica è stata affidata a La Fura Dels Baus.

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